Il CEO di UBS Ermotti minimizza i critici sulla fusione forzata con Credit Suisse

In un'intervista al quotidiano economico italiano Il Sole 24 Ore, l'amministratore delegato entrante di UBS Sergio Ermotti ha attenuato le preoccupazioni circa le dimensioni della nuova banca creata dall'acquisizione di Credit Suisse. Mentre i critici hanno espresso preoccupazione per la fusione forzata – progettata per rafforzare la stabilità finanziaria globale in un periodo di turbolenze – Ermotti ha sottolineato che l'entità combinata, con 1,6 trilioni di dollari di attività e oltre 120.000 dipendenti, non sarebbe tra le più grandi banche internazionali. "Anche mettendo insieme UBS e Credit Suisse, non saremo in cima alla classifica delle banche internazionali in termini di dimensioni", ha affermato.

“Abbiamo una buona posizione grazie alle nostre attività, e la nostra maggiore massa critica a livello globale ci darà sicuramente un altro vantaggio. La questione delle dimensioni eccessive non si pone”.

Sergio Ermotti, CEO di UBS.

Ermotti, che è stato amministratore delegato di UBS dal 2011 al 2020 ed è ora presidente del gruppo assicurativo Swiss Re, rileverà ufficialmente la banca il 5 aprile. Ha espresso il suo impegno a mantenere il modello di UBS che pone l'accento sulla gestione patrimoniale, concentrandosi su contenere il rischio di investment banking. Questa caratteristica fondamentale è stata accolta con una risposta mista in Svizzera, dove legislatori e cittadini sono preoccupati per l'elevato livello di sostegno statale fornito alle banche tramite liquidità e garanzie per un importo di circa 260 miliardi di franchi svizzeri ($ 284 miliardi).

«Se si guarda al quadro completo dell'acquisizione, penso si possa dire che le garanzie della Banca nazionale e della Confederazione sono ragionevoli.»

Sergio Ermotti, CEO di UBS.

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