La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato sabato che Bruxelles "utilzzerà tutti gli strumenti" a sua disposizione per contrastare il controllo sempre più stretto della Cina sulle materie prime essenziali, avvertendo che il blocco è pronto a rispondere se i colloqui falliranno.
Intervenendo alla conferenza Berlin Global Dialogue, Ursula ha affermato che la Cina ha "intensificato drasticamente i controlli sulle esportazioni di terre rare e materiali per batterie nelle ultime settimane e mesi", definendo questa mossa un "rischio significativo".
Secondo Ursula, l'Unione Europea sta lavorando con i partner del G7 a un piano coordinato e ha sottolineato che "tutti gli strumenti a nostra disposizione" sono sul tavolo. Le dichiarazioni sono state riportate per la prima volta da Bloomberg.
Questo dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha esortato i leader europei a prendere in considerazione l'utilizzo della misura commerciale più dura dell'Unione contro la Cina, lo Strumento Anti-Coercizione (ACI), in caso di fallimento degli sforzi diplomatici. Lo strumento, creato per difendere l'UE dalle pressioni economiche, non è mai stato utilizzato.
Ma ora che le restrizioni alle esportazioni imposte da Pechino minacciano l'accesso dell'Europa a fattori vitali per le batterie dei veicoli elettrici e per l'hardware della difesa, cresce la pressione affinché Bruxelles agisca.
L'UE si prepara a scatenare la sua arma commerciale
L'ACI conferisce al blocco l'autorità legale per esercitare ritorsioni contro i paesi che sfruttano il commercio per esercitare pressioni politiche. È stato concepito esattamente per questo tipo di scontro.
Se l'UE dovesse accertare di essere stata costretta, potrebbe imporre dazi sulle esportazioni cinesi, limitare gli investimenti cinesi all'interno del blocco e persino impedire alle aziende tecnologiche cinesi di partecipare alle gare d'appalto pubbliche.
Bruxelles considera questo strumento meno come un'arma e più come un avvertimento, il che significa che la sua sola esistenza dovrebbe far riflettere due volte i paesi prima di usare il commercio come leva.
Ma questa volta la situazione è diversa. L'allarme di Ursula è un segnale che la pazienza sta per esaurirsi.
L'Europa ha cercato di convincere la Cina a revocare le restrizioni sulle esportazioni di terre rare e materiali per batterie, ma le nuove regole di Pechino minacciano di bloccare le linee di produzione in tutto il continente, poiché settori industriali che vanno dalle case automobilistiche agli appaltatori della difesa dipendono da tali input.
La Commissione europea afferma che l'attivazione dell'ACI rappresenterebbe una "significativa escalation", motivo per cui non è mai stata utilizzata, nemmeno quando Donald Trump, ora tornato alla Casa Bianca, minacciò nel 2018 di imporre una tariffa del 30% sulle importazioni di beni dell'UE.
Tuttavia, il rischio per l'economia europea è ora molto più elevato. Con i controlli sulle esportazioni cinesi che si inaspriscono di settimana in settimana, l'UE potrebbe non avere altra scelta che agire.
Come l'Europa potrebbe decidere di reagire
L'ACI è stata proposta dalla Commissione nel 2021, dopo che anni di tensioni con Washington e Pechino avevano messo a nudo la debolezza dell'Europa di fronte alle pressioni esterne.
Nello stesso anno, la Cina bloccò gli scambi commerciali con la Lituania a causa dei suoi legami con Taiwan, una svolta che spinse Bruxelles a elaborare misure di difesa più forti. La nuova dottrina, nota come "Autonomia Strategica Aperta", conferisce all'UE maggiore indipendenza in settori in cui un tempo faceva affidamento sui partner globali.
Decidere di utilizzare l'ACI non sarà un'impresa facile. Innanzitutto, la Commissione deve verificare se le azioni della Cina possano essere considerate coercizione. In caso affermativo, invierà una proposta al Consiglio europeo, che rappresenta i 27 Stati membri.
Per essere approvata, la misura necessita del sostegno del 55% dei Paesi, che rappresentano il 65% della popolazione dell'UE. Questo conferisce a Francia e Germania un'enorme influenza sul risultato.
Se un numero sufficiente di governi è d'accordo, il Consiglio ha 10 settimane per adottare o respingere la proposta. La risposta potrebbe includere dazi, divieti di importazione o limitazioni all'accesso al mercato cinese. L'intero processo potrebbe richiedere mesi, mentre gli Stati membri discutono su quanto spingersi oltre. Ma il tono di Ursula dimostra che Bruxelles sta perdendo la pazienza.
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