L'Europa si offre di rinviare le sanzioni all'Iran, ma solo se Teheran accetta di riprendere i colloqui con Washington e di collaborare nuovamente con gli ispettori nucleari delle Nazioni Unite.
Questo è l'accordo sul tavolo, secondo quanto dichiarato dai diplomatici occidentali in vista di un incontro ad alto rischio previsto per venerdì a Istanbul tra funzionari di Regno Unito, Francia, Germania e Iran. Si tratterebbe dei primi colloqui diretti dopo l'offensiva militare di 12 giorni di Israele contro l'Iran, che ha brevemente coinvolto anche gli Stati Uniti.
La pressione è rivolta all'E3, il gruppo composto da Gran Bretagna, Francia e Germania, affinché decida se attivare o meno il meccanismo di snapback, una clausola dell'accordo nucleare fallito del 2015. Tale clausola, se invocata, reimposterebbe automaticamente le sanzioni ONU all'Iran.
L'accordo del 2015 è crollato dopo che l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo ha abbandonato durante il suo primo mandato, per poi imporre sanzioni che hanno colpito duramente l'economia iraniana. L'Iran ha risposto intensificando la sua attività nucleare.
L'offerta europea dipende dai colloqui e dall'accesso all'AIEA
Secondo i diplomatici, l'E3 proporrà qualche mese in più di respiro prima di prendere in considerazione lo snapback, posticipando la scadenza delle sanzioni oltre l'attuale finestra di metà settembre. Questo avviene solo un mese prima della scadenza, il 18 ottobre, di alcune clausole chiave dell'accordo nucleare originale. Ma questa proroga non è gratuita. L'Iran dovrebbe accettare di riprendere i negoziati con l'amministrazione Trump e avviare una qualche forma di cooperazione con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA).
Un diplomatico occidentale avrebbe dichiarato al Financial Times: "Se l'Iran si siede al tavolo delle trattative e collabora con gli ispettori, rimaniamo in attesa. Altrimenti, le sanzioni torneranno in vigore". L'estensione stessa richiederebbe una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo è un altro grattacapo politico, ma l'Europa è chiaramente più interessata alla diplomazia che all'escalation.
Nel frattempo, Teheran ha già avvertito che, se le sanzioni ONU venissero ripristinate, l'Iran potrebbe abbandonare completamente il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Sarebbe un passo importante. L'Iran ha già congelato i legami con l'AIEA, soprattutto dopo che gli attacchi israeliani e americani hanno colpito siti nucleari iraniani durante la guerra.
Tuttavia, il viceministro degli Esteri iraniano Kazem Gharibabadi ha dichiarato mercoledì che una nuova squadra dell'AIEA arriverà presto a Teheran per discutere di "una nuova modalità" di cooperazione. Ha aggiunto, tuttavia, che ciò non significa che gli ispettori avranno accesso ai siti nucleari.
Mentre l'Europa attende, l'Iran è impegnato in colloqui separati con Russia e Cina, le altre due parti originali dell'accordo nucleare del 2015. Questi incontri si sono svolti a Teheran questa settimana, ma finora non ne è emerso nulla di pubblico.
L'Iran e gli Stati Uniti avevano avviato colloqui indiretti da aprile, ma le discussioni si sono bloccate dopo che Israele ha lanciato attacchi aerei che hanno ucciso diversi importanti leader militari e scienziati nucleari iraniani. Quell'attacco ha scosso il regime e ha accresciuto la sfiducia negli Stati Uniti.
La posizione di Trump non è cambiata. Questa settimana ha dichiarato di non avere "alcuna fretta" di riaprire i colloqui, sostenendo che i siti nucleari iraniani sono già distrutti. "È Teheran che deve tornare", ha affermato. Ma gli analisti dell'AIEA avvertono che l'Iran potrebbe tornare ad arricchire l'uranio "nel giro di pochi mesi".
Non è una cosa da poco, considerando che l'Iran non ha spiegato dove siano finiti oltre 400 chilogrammi di uranio altamente arricchito. Quella quantità è sufficiente per realizzare diverse armi nucleari e i funzionari ritengono che possa essere stata nascosta prima degli attacchi israeliani.
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