Nel caotico panorama energetico globale, il legame tra i paesi BRICS sembra essere solo diventato più forte, in gran parte a causa delle sanzioni occidentali contro la Russia. Le implicazioni di queste sanzioni, che sono state una risposta diretta all’invasione russa dell’Ucraina, si sono ripercosse ben oltre le ridotte entrate petrolifere di Mosca. Hanno inavvertitamente avvicinato i BRICS, consolidando ulteriormente la loro alleanza.
Le conseguenze indesiderate delle sanzioni occidentali
Sebbene l’intento dell’Occidente fosse quello di penalizzare la Russia, queste azioni hanno ulteriormente coalizzato i membri dei BRICS e hanno persino portato all’inclusione di altre nazioni nel loro gruppo. Il gruppo, che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, ha recentemente accolto Iran, Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Egitto durante un vertice a Johannesburg.
A seguito delle sanzioni, sia l’India che la Cina hanno amplificato in modo significativo le loro importazioni di petrolio russo, eludendo il dollaro USA in favore di valute alternative. Ciò è in linea con la sfida aperta dei BRICS all’egemonia del dollaro. La Cina, in particolare, è in missione per diffondere l’uso della sua valuta nativa, il renminbi.
Il malcontento nascosto nei confronti delle persistenti sanzioni imposte dall’amministrazione statunitense è palpabile. Le nazioni stanno cercando attivamente modi per controbilanciare la potenza del G7 o addirittura del G20, e i BRICS sembrano essere i pionieri in questo sforzo.
Il dominio del dollaro è davvero messo in discussione?
Tuttavia, le affermazioni dei BRICS sulla sostituzione del dollaro potrebbero essere inverosimili. Soprattutto se si considera che le valute di nazioni influenti come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti rimangono saldamente ancorate al dollaro. Contrariamente alle aspirazioni dei BRICS, la sostituzione del biglietto verde nel commercio globale sembra un sogno lontano, se non plausibile.
Detto questo, l’imposizione da parte del G7 di un prezzo massimo sul petrolio russo ha fatto notevoli passi avanti nel limitare l’afflusso finanziario della Russia derivante dalle vendite di petrolio. Nonostante gli indicatori di mercato suggeriscano che la maggior parte delle esportazioni russe di greggio e carburante dalle regioni del Baltico e del Mar Nero superano il tetto imposto di 60 dollari, il Tesoro americano ritiene che la strategia sia un successo. Il loro obiettivo rimane duplice: sfruttare le risorse naturali della Russia e allo stesso tempo frenare il flusso di entrate del presidente Vladimir Putin.
Mentre le dinamiche energetiche continuano ad evolversi e i paesi BRICS approfondiscono i loro legami, le ripercussioni globali di queste sanzioni si estendono oltre le semplici entrate energetiche. I BRICS, una volta visti semplicemente come una coalizione economica di paesi emergenti, stanno ora rapidamente diventando una potente alleanza, che sfida direttamente il dominio occidentale. Resta da vedere come si svilupperanno queste mosse geopolitiche, ma una cosa è chiara: gli equilibri di potere mondiali si stanno spostando, e i BRICS ne sono l’epicentro.
Il mondo osserva con il fiato sospeso, perché queste non sono solo dispute economiche ma indicano correnti geopolitiche più profonde che potrebbero definire la prossima era di relazioni globali. Le nazioni occidentali, in particolare il G7, devono verificare se le loro strategie stanno producendo i risultati desiderati o se stanno creando inavvertitamente una formidabile controforza nei BRICS.