La mania delle criptovalute travolge gli hedge fund: il 55% aggiunge asset digitali ai portafogli

Secondo il settimo rapporto annuale sui fondi speculativi globali in criptovalute di AIMA e PwC, più della metà dei fondi speculativi tradizionali detiene ora criptovalute.

L'indagine mostra che il 55% ha una certa esposizione alle criptovalute, in aumento rispetto al 47% del 2024. Questo numero da solo segnala un cambiamento nel modo in cui i gestori tradizionali trattano questi asset.

Criptovalute: ampia adozione, piccole puntate

Per ora, la maggior parte dei gestori sta procedendo con cautela. Molti fondi mantengono ridotte le proprie posizioni in valute digitali. Oltre la metà di quelli con esposizione detiene meno del 2% del proprio portafoglio in criptovalute.

In media, i fondi investono circa il 7% in criptovalute. Eppure i piani puntano al rialzo: il 71% dei fondi di investimento afferma che aumenterà le proprie posizioni nei prossimi 12 mesi.

Il rischio è al centro della loro attenzione. Tra le motivazioni addotte figurano la diversificazione del portafoglio (47%), le opportunità di generare alpha market-neutral (27%) e il potenziale di rendimento asimmetrico (13%).

La portata del sondaggio dà peso a questa tendenza. Il rapporto ha coinvolto 122 gestori di hedge fund che controllano oltre 980 miliardi di dollari di asset. Questo campione mostra un aumento del 17% su base annua nella quota di fondi che detengono criptovalute.

Molti gestori preferiscono l'esposizione indiretta. Secondo i risultati, il 67% utilizza derivati ​​su valute digitali, in aumento rispetto al 58% del 2024, il che consente loro di assumere posizioni senza detenere direttamente monete digitali.

Questo approccio può essere più sicuro sulla carta. Ma comporta anche dei rischi. Il crollo improvviso dell'ottobre 2025 ha causato quasi 20 miliardi di dollari di liquidazioni, un duro monito di cosa può accadere quando i mercati si muovono rapidamente.

Come i fondi ottengono visibilità sul mercato

Il trading spot è in crescita, mentre i derivati ​​rimangono popolari. Il trading spot è cresciuto dal 25% al ​​40% come metodo di accesso. I prodotti negoziati in borsa rappresentano il 33%.

Gli asset tokenizzati e le azioni correlate si attestano ciascuno al 27%. I numeri mostrano che i fondi desiderano una maggiore scelta. I derivati ​​offrono flessibilità; gli strumenti spot offrono una proprietà diretta. Entrambi trovano spazio nei portafogli, a seconda delle regole e dei limiti di rischio.

I fondi crypto-native stanno diventando sempre più grandi. I gestori di criptovalute pure segnalano pool di capitale più ampi. Il patrimonio medio gestito ha raggiunto oltre 130 milioni di dollari nel 2025, rispetto ai 79 milioni di dollari del 2024 e agli oltre 40 milioni di dollari del 2023.

Le criptovalute più diffuse sono Bitcoin (86%), Ethereum (80%), Solana (73%) e XRP (37%). L'adozione di Solana è aumentata dal 45% dello scorso anno. Anche le strategie di rendimento sono diffuse: il 39% dei fondi crypto utilizza lo staking custodial e il 35% lo staking liquido.

Interesse istituzionale in aumento

L'interesse istituzionale è in aumento, ma permangono degli ostacoli. La partecipazione ai fondi di fondi è salita a quasi il 40% nel 2025, dal 21% del 2024. Le allocazioni istituzionali da fondi pensione, fondazioni e fondi sovrani sono salite al 20%, dall'11%.

Due terzi degli investitori istituzionali intervistati investono ora in asset digitali. Eppure metà degli hedge fund tradizionali senza criptovalute afferma che non investirà nei prossimi tre anni.

Immagine in evidenza da Unsplash, grafico da TradingView

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