Il mining di Bitcoin e l’intelligenza artificiale hanno scatenato una rivalità poiché competono per l’energia necessaria ad alimentare i loro data center, rimodellando i modelli di consumo energetico negli Stati Uniti.
Ciò avviene in un momento in cui la domanda di elettricità è in aumento poiché le aziende aggiornano costantemente i propri data center in linea con la crescente domanda di intelligenza artificiale. Entrambi i settori hanno cambiato drasticamente i modelli di domanda energetica negli Stati Uniti.
Il mining di Bitcoin e l’intelligenza artificiale si contendono l’energia
L’Agenzia internazionale per l’energia stima che il consumo energetico combinato del mining di Bitcoin e dell’intelligenza artificiale aumenterà fino a 1.050 TWh entro il 2026 e questa quantità di energia è sufficiente per alimentare un intero paese.
Il mining di Bitcoin, secondo le stime, utilizza 120 TWh di energia su base annua. Solo nel 2023, il mining di Bitcoin ha assorbito lo 0,4% dell'energia globale, una cifra enorme, anche se si prevede che l'intelligenza artificiale supererà la domanda di consumo energetico dei minatori di Bitcoin entro il 2027, spostando circa il 20% della loro capacità energetica all'intelligenza artificiale.
Secondo quanto riferito, i data center AI sono in testa alla corsa al consumo energetico e si prevede che consumeranno tra 85 e 134 TWh di elettricità entro il 2027.
Questo da solo equivale al consumo energetico annuo totale di Norvegia e Svezia, mostrando chiaramente la quantità di energia necessaria per alimentare modelli di intelligenza artificiale complessi come ChatGPT di OpenAI.
Questi modelli vengono eseguiti su grandi farm di server. Per eseguire ChatGPT per ogni ricerca su Google sono necessari mezzo milione di server, con un consumo stimato di 29,2 TWh all'anno.
Cambiare i modelli di consumo energetico
Sia il mining di Bitcoin che l’intelligenza artificiale stanno lottando per le stesse fonti di energia , mentre la concorrenza si surriscalda. Secondo quanto riferito, aziende tecnologiche come Amazon e Microsoft stanno cercando asset energetici che in precedenza erano controllati dai minatori di criptovalute.
Con la concorrenza sempre più intensa, alcuni operatori minerari stanno guadagnando denaro noleggiando e vendendo infrastrutture energetiche. Per altri, il rischio di perdere l’accesso all’elettricità che li mantiene in attività diventa realtà.
Con questa competizione, si prevede che i data center assorbiranno circa il 9% di tutta l’elettricità consumata negli Stati Uniti, ovvero più che raddoppiando il loro attuale livello di consumo.
È interessante notare che le operazioni di mining di criptovalute si basano principalmente su fonti di energia rinnovabile e circa il 70% del consumo energetico proviene da fonti di energia verde, mentre i data center di intelligenza artificiale si affidano principalmente a combustibili fossili.
Con questo in mente, le aziende tecnologiche sono ora costrette a esaminare la propria impronta di carbonio e a considerare altre fonti energetiche come l’energia nucleare. Per i data center AI, la sfida non riguarda solo il consumo energetico, ma anche il consumo di acqua è alle stelle per raffreddare i server AI generativi.