Il panorama economico dell’Eurozona è attualmente sotto il microscopio, analizzato per la sua traiettoria di inflazione e le implicazioni più ampie per i mercati globali. In questo percorso economico sul filo del rasoio, un senso di eccessiva fiducia sembra permeare le prospettive degli investitori riguardo alla capacità dell’Eurozona di frenare la crescita dei prezzi al consumo. Ana Botin, presidente del Banco Santander SA, ha alzato la bandiera, lasciando intendere che l'ottimismo del mercato potrebbe essere eccessivamente roseo. Il percorso per riportare l’inflazione all’obiettivo desiderato del 2% non è una passeggiata, soprattutto quando il punto di partenza si aggira intorno al 3%.
Il dilemma dell’inflazione e gli enigmi del tasso di interesse
La danza con l’inflazione nell’Eurozona è simile a un balletto complesso, pieno di mosse intricate e svolte inaspettate. Sebbene un recente indicatore dell’inflazione futura indichi un ritmo medio di circa il 2,25% nel periodo 2029-2034, il percorso verso questa destinazione è tutt’altro che semplice. Dicembre ha visto una preoccupante riaccelerazione al 2,9%, interrompendo una serie di ribassi durata sette mesi. Questo aumento è in linea con l’atteggiamento cautelativo della Banca Centrale Europea (BCE) secondo cui la rapida decelerazione osservata lo scorso anno potrebbe non essere un tema ricorrente nel 2024.
I mercati, nel loro spirito sempre ottimista, scommettono su un taglio dei costi di finanziamento già a partire dall’11 aprile. Tuttavia, i funzionari della BCE , tra cui il capo economista Philip Lane, sollecitano un approccio più misurato, sottolineando la necessità di attendere i dati salariali chiave dovuti. più avanti nel mese. Il consenso tra i politici si sta orientando verso una potenziale mossa in estate, suggerendo una strategia più cauta e reattiva.
A dicembre 2023, il tasso di inflazione nell’Unione Europea era pari al 3,4%. Questa cifra maschera le diverse esperienze inflazionistiche nella regione, con la Repubblica Ceca alle prese con un elevato tasso del 7,6%, mentre il Belgio gode di un tasso relativamente basso dello 0,5%. Questa disparità evidenzia la ripresa economica disomogenea in tutta l’Eurozona, complicando le decisioni politiche della BCE.
Aumento dei costi energetici e trend dell’inflazione globale
La ripresa economica dell’Eurozona post-COVID-19 è stata a dir poco un giro sulle montagne russe. La riapertura delle economie nel 2021, pur essendo un segnale di resilienza, ha anche scatenato una serie di pressioni inflazionistiche. Le interruzioni della catena di approvvigionamento, le restrizioni ai viaggi e le sfide del mercato del lavoro hanno contribuito a spingere i prezzi verso l’alto. In particolare, il settore energetico, fondamentale nel tessuto di qualsiasi economia, ha contribuito in modo significativo all’aumento del costo della vita, con il settore dei trasporti che è stato quello più caldo.
Questa tendenza inflazionistica non è una questione esclusiva dell’Eurozona. Dall’altra parte dell’oceano, gli Stati Uniti hanno registrato il massimo degli ultimi 40 anni nel loro indice dei prezzi al consumo nel dicembre 2021, facendo eco all’esperienza europea. Tuttavia, c’è un barlume di speranza che, man mano che questi nodi della catena di approvvigionamento si scioglieranno, i livelli di inflazione potrebbero iniziare a scendere gradualmente nel corso del 2022.
Tornando all'Eurozona, l'impennata dell'inflazione di dicembre al 2,9% dal 2,4% di novembre aggiunge peso alla decisione della BCE di mantenere tassi di interesse elevati. Questo aumento, seppur di natura tecnica, sottolinea le complesse dinamiche in gioco, compreso l’impatto dei sussidi governativi e la fluttuazione dei prezzi dell’energia.
La struttura dell’inflazione si sta evolvendo, con i policy maker che ora rivolgono la loro attenzione agli accordi salariali e alle tensioni politiche globali, due elementi con effetti potenzialmente duraturi sui prezzi. Il panorama geopolitico, nella migliore delle ipotesi imprevedibile, aggiunge un ulteriore livello di complessità, soprattutto con eventi recenti come l’interruzione del Canale di Suez che ha aumentato i costi di trasporto.
Gli investitori e i politici sono apparentemente a un bivio per quanto riguarda le previsioni sui tassi di interesse e le traiettorie dell’inflazione. Mentre gli investitori scommettono su una serie di tagli dei tassi a partire da marzo o aprile, i politici sono più cauti, aspettando forse fino alla metà del 2024 per un quadro più chiaro. Questa disparità di opinioni deriva in parte dagli storici passi falsi della BCE nel prevedere accuratamente le tendenze dell’inflazione, in particolare durante il periodo post-pandemia.