Nell'ambito di un significativo giro di vite contro i crimini legati alle criptovalute, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato accuse contro Aliaksandr Klimenka, un cittadino bielorusso e cipriota di 42 anni.
Le accuse non sigillate rivelano il presunto coinvolgimento di Klimenka in un'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e nell'operazione di BTC-e, un cambio di valuta digitale senza licenza, insieme ad Alexander Vinnik e altri associati dal 2011 al luglio 2017.
Gli Stati Uniti prendono di mira un altro scambio di criptovalute
BTC-e è accusato di essere un nesso tra criminalità informatica e riciclaggio di denaro da parte della giustizia statunitense, poiché offre presumibilmente servizi di trading ad alto anonimato che attirano una clientela profondamente radicata in attività illegali.
Secondo quanto riferito, la piattaforma ha facilitato transazioni finanziarie derivanti da una gamma di attività criminali, tra cui pirateria informatica, frode, furto di identità e traffico di droga, afferma il comunicato stampa.
Le autorità sottolineano il ruolo di BTC-e nei crimini informatici, sottolineando il suo funzionamento su server statunitensi, presumibilmente senza il rispetto dei protocolli antiriciclaggio obbligatori e delle pratiche "conosci il tuo cliente" (KYC).
Inoltre, l'agenzia governativa sostiene che, nonostante le sue operazioni significative negli Stati Uniti, BTC-e non è riuscita a registrarsi come azienda di servizi finanziari, violando le leggi federali che richiedono rigorose misure antiriciclaggio.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ritiene che l'arresto di Klimenka in Lettonia lo scorso dicembre segni un passo fondamentale nei loro "sforzi per combattere i crimini facilitati dalle criptovalute".
Attualmente detenuto in custodia dopo la sua prima comparizione in tribunale a San Francisco, Klimenka rischia una scoraggiante pena massima di 25 anni se condannato. Le accuse sottolineano la crescente attenzione del governo degli Stati Uniti sui crimini legati alle risorse digitali, con il National Cryptocurrency Enforcement Team (NCET) che guida le indagini sull'uso improprio delle criptovalute.
Gli sforzi di collaborazione dei servizi segreti statunitensi, dell'FBI, dell'IRS Criminal Investigation e dell'Homeland Security Investigations evidenziano "l'impegno federale nello smantellamento delle reti che sfruttano le valute digitali per attività illegali". sottolinea il comunicato stampa.
L'uso delle criptovalute in attività illegali scende ai livelli più bassi
Nonostante la dichiarazione del governo statunitense, i dati recenti della società di analisi crittografica Chainalysis indicano che una piccola percentuale delle transazioni blockchain viene utilizzata per attività criminali.
Nel 2023, il valore ricevuto dagli “indirizzi illeciti” ammontava a 24 miliardi di dollari, principalmente da “entità sanzionate” dal governo degli Stati Uniti. Ciò rappresenta un calo importante rispetto al suo valore nel 2022, che ammontava a quasi 40 miliardi di dollari, come mostrato nel grafico seguente.
Solo lo 0,34% del volume totale delle transazioni crittografiche sarebbe stato utilizzato per attività illegali. Questo numero rappresenta un duro colpo alla narrativa secondo cui le risorse digitali sono vitali per consentire ai criminali di supportare le loro operazioni.
Grafico da Tradingview