Il caos geopolitico fa crollare di oltre il 76% i flussi di criptovalute iraniane

Il trading di criptovalute in Iran ha subito un drastico rallentamento nel 2025. Un mix di tensioni geopolitiche, attacchi informatici e normative più severe ha scosso un mercato precedentemente in forte espansione.

Secondo la società di analisi blockchain TRM Labs, gli afflussi totali di criptovalute in Iran da gennaio a luglio 2025 hanno raggiunto circa 3,7 miliardi di dollari, con un calo dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2024.

La contrazione è stata particolarmente pronunciata dopo aprile, con gli afflussi di giugno crollati di oltre il 50% su base annua. A luglio si è registrato un calo ancora più marcato, di oltre il 76%.

Hack, guerra e blocchi del portafoglio

Diversi eventi geopolitici e di sicurezza hanno pesato pesantemente sui mercati delle criptovalute iraniani, come la sospensione dei colloqui sul nucleare con Israele, lo scoppio di un conflitto armato a giugno, una violazione da 90 milioni di dollari su Nobitex e l'inserimento nella lista nera di un importante indirizzo di stablecoin legato all'Iran da parte di Tether.

Secondo il rapporto TRM, questi shock hanno modificato nel complesso il comportamento dei trader, provocando deflussi di capitali verso le borse estere e un maggiore utilizzo di blockchain e stablecoin alternative.

Nonostante le turbolenze, Nobitex ha mantenuto il suo ruolo centrale nell'ecosistema crittografico iraniano e ha gestito oltre l'87% di tutto il volume delle transazioni legate all'Iran nel 2025. Degli oltre 3 miliardi di dollari elaborati tramite la piattaforma, circa 2 miliardi di dollari sono stati spostati tramite la rete Tron, con un ampio utilizzo di TRC-20 USDT e TRX.

Questa concentrazione ha garantito efficienza agli utenti, ma ha anche amplificato il rischio sistemico, come dimostrato quando il gruppo Predatory Sparrow ha sfruttato le vulnerabilità dell'infrastruttura di Nobitex durante il culmine delle ostilità tra Iran e Israele.

Doppie priorità

L'attacco hacker da 90 milioni di dollari ha congelato la liquidità, rallentato l'elaborazione delle transazioni e temporaneamente spinto gli utenti verso piattaforme più piccole o ad alto rischio, rivelando non solo debolezze operative, ma anche la "doppia priorità" del regime: consentire la sorveglianza senza mandato, mantenendo al contempo la privacy selettiva per gli utenti VIP. TRM Labs ha ricondotto l'attività on-chain ad attori collegati all'IRGC e a entità sanzionate come Gaza Now, sottolineando la dimensione politica dell'attacco.

L'escalation geopolitica di giugno ha accelerato la fuga di capitali dalle borse nazionali, come dimostrato dall'impennata dei deflussi da Nobitex di oltre il 150% nella settimana precedente al conflitto, spesso spostandosi verso borse globali con misure Know Your Customer (KYC) limitate o verso piattaforme ad alto rischio e senza KYC.

L'esodo si è aggravato a luglio, quando Tether ha congelato 42 indirizzi collegati all'Iran, molti dei quali erano legati a Nobitex e a un ente affiliato all'IRGC. Il blocco ha interrotto flussi transazionali di lunga data, spingendo gli utenti iraniani a passare a stablecoin alternative come DAI sulla rete Polygon.

Influencer nazionali, canali governativi e scambi hanno incoraggiato attivamente questa migrazione, dimostrando sia l'adattabilità dei partecipanti sia l'uso di risorse digitali da parte del regime per aggirare le sanzioni.

Nel frattempo, il contesto normativo interno iraniano ha continuato a cambiare, con la Legge sulla tassazione della speculazione e del profitto, emanata nell'agosto 2025, che ha imposto un'imposta sulle plusvalenze derivanti dal trading di criptovalute. Sebbene sia prevista un'attuazione graduale, la misura evidenzia l'intenzione di Teheran di regolamentare formalmente i mercati degli asset digitali, integrando le criptovalute nel quadro fiscale del regime, accanto a oro, immobili e forex.

Oltre ai mercati dei capitali, le criptovalute rimangono uno strumento fondamentale per l'Iran negli approvvigionamenti e nell'elusione delle sanzioni. I rivenditori cinesi, ad esempio, forniscono componenti per droni, hardware per l'intelligenza artificiale e apparecchiature elettriche tramite transazioni crittografiche, e un sofisticato sistema di bypass KYC (Certified Customer Identifier) ​​supporta queste operazioni fornendo documenti di identità falsi per l'accesso alle borse internazionali.

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