La Danimarca riflette sulla tassazione dei profitti non realizzati delle criptovalute a partire dal 2026

La Danimarca sta valutando la possibilità di tassare le plusvalenze non realizzate sulle criptovalute per ridurre al minimo la differenza di trattamento fiscale tra asset digitali e detentori di asset tradizionali.

La Danimarca punta a tassare i profitti non realizzati delle criptovalute

Il Consiglio di diritto fiscale danese ha pubblicato un rapporto esaustivo di 93 pagine che delinea diverse raccomandazioni relative al trattamento fiscale delle risorse digitali.

Il tema generale del rapporto è garantire che i detentori di asset digitali siano trattati in modo simile ai detentori di asset tradizionali come azioni, immobili e metalli preziosi.

Tra le altre raccomandazioni, il rapporto sostiene una legislazione che tassa i profitti o le perdite non realizzati sulle risorse digitali detenute dai cittadini danesi. Nello specifico, la legislazione proposta imporrebbe un’imposta sulle plusvalenze del 42% sugli utili non realizzati.

Se approvata, la legge potrebbe entrare in vigore già nel gennaio 2026. Obbligherebbe gli investitori danesi a pagare le tasse sui loro Bitcoin (BTC) e su altre partecipazioni a partire dalla data di acquisizione, indipendentemente dal fatto che abbiano venduto o meno i propri asset.

Il Consiglio di diritto fiscale danese spiega che la legislazione proposta fa parte di uno sforzo più ampio per eliminare il "trattamento ingiusto degli investitori in criptovalute". Commentando la proposta, il ministro delle tasse danese, Rasmus Stoklund, ha dichiarato:

Negli ultimi anni ci sono stati esempi di danesi che hanno investito in cripto-asset pesantemente tassati. Le raccomandazioni del consiglio possono essere un modo per garantire una tassazione più ragionevole dei guadagni e delle perdite degli investitori in criptovalute.

In particolare, il regime fiscale proposto prevede un sistema fiscale a tre livelli per le risorse digitali: vale a dire, imposta sulle plusvalenze, imposta sull’inventario e cancellazione delle perdite.

Come accennato in precedenza, la Capital Gains Tax mira ad allineare le risorse digitali al trattamento fiscale delle risorse tradizionali imponendo un’aliquota fiscale del 42% sui profitti delle risorse digitali non realizzati.

Inventory Tax intende far sì che gli investitori in criptovalute paghino le tasse sull'intero portafoglio in base a una serie di dati ogni anno, indipendentemente dal fatto che abbiano venduto o meno beni.

Infine, la cancellazione delle perdite alleggerirà i contribuenti consentendo loro di cancellare le perdite sugli utili per ridurre la loro responsabilità fiscale complessiva.

Queste nuove leggi fiscali proposte sono in linea con la posizione della Danimarca sulle risorse digitali. Nel 2022, la Corte Suprema danese ha emesso una sentenza storica affermando che gli individui che traggono profitto dalla vendita di risorse digitali, siano esse acquisite tramite donazioni o acquisti, sarebbero soggetti a rigide politiche fiscali.

Trattamento fiscale delle risorse digitali in tutto il mondo

La decisione della Danimarca di semplificare la tassazione delle criptovalute rispecchia le procedure adottate da altri paesi. Ad esempio, l’Italia ha recentemente annunciato che sta prendendo in considerazione l’aumento dell’imposta sulle plusvalenze sulle criptovalute dal 16% al 42%.

Allo stesso modo, nell’agosto 2024, il governo della Nuova Zelanda ha introdotto un disegno di legge che delineava nuovi controlli e misure per garantire un’elevata conformità fiscale tra i detentori di criptovalute.

In Giappone, il leader del partito di opposizione Yuichiro Tamaki ha promesso tagli alle tasse sulle criptovalute se eletto al potere. Al momento della stesura di questo articolo, BTC viene scambiato a 67.486$, in rialzo del 2,1% nelle ultime 24 ore.

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