La Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sta inviando un messaggio inequivocabile alle istituzioni finanziarie: state in allerta per gli sforzi di raccolta fondi di Hamas, in particolare nel mondo delle criptovalute. Questo avvertimento arriva all’indomani degli attacchi avviati da Hamas, che hanno provocato il ferimento, la morte o la presa in ostaggio di oltre mille civili innocenti. L’obiettivo generale è quello di eliminare eventuali scappatoie finanziarie che potrebbero essere utilizzate per facilitare queste attività.
FinCEN punta i riflettori su diversi settori
L'annuncio di FinCEN elenca una miriade di settori sotto i riflettori, inclusi ma non limitati a casinò, compagnie assicurative, servizi monetari, intermediari ipotecari e industria dei metalli preziosi e della gioielleria. Questo ampio spettro indica che Hamas è in grado di infiltrarsi in molteplici flussi di entrate, rendendo essenziale per tutti i settori finanziari esercitare una vigilanza straordinaria. Non si tratta solo di conformità o di spuntare caselle; si tratta di mitigare una vera minaccia alla sicurezza con implicazioni globali.
Per una rete che si occupa principalmente di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, l'annuncio di FinCEN offre una serie di “segnali di allarme” intesi ad assistere questi settori nell'identificazione di attività sospette. Le bandiere rosse fungono da linee guida ma non sono affatto esaustive. Ciò pone di fatto un onere considerevole per le istituzioni finanziarie nell’identificare i metodi innovativi che Hamas potrebbe impiegare, soprattutto quando si utilizzano canali fiat e criptovalute.
La multiforme rete di finanziamenti ad Hamas
Hamas dispone di una complessa rete di finanziamenti che attinge a una serie di fonti. Dal sostegno ricevuto dall’Iran al denaro raccolto da donazioni private, l’organizzazione ha diversificato i suoi flussi di entrate in modo allarmante. Ha anche fatto ricorso a misure più clandestine, come la creazione di enti di beneficenza fittizi e la conduzione di campagne di raccolta fondi che sfruttano sia le valute fiat che quelle virtuali. Queste tattiche sempre più sofisticate lo rendono un bersaglio mobile, difficile da definire.
Il governo israeliano, in una recente mossa, ha chiuso oltre un centinaio di conti Binance e confiscato milioni di asset in criptovaluta per soffocare le capacità finanziarie di Hamas. Nonostante questi passi aggressivi, il gruppo continua a sollecitare donazioni in Bitcoin dalla sua base di supporto globale per eludere il controllo finanziario. La spinta del Dipartimento del Tesoro affinché le istituzioni finanziarie diventino più proattive riecheggia lo stesso sentimento: Hamas deve essere disarmato finanziariamente per essere effettivamente neutralizzato.
Nonostante la chiarezza dell’avvertimento emesso dal Dipartimento del Tesoro americano, è fondamentale chiedersi se questa strategia da sola sia sufficiente. Il tentativo del governo americano di smantellare la rete finanziaria di Hamas è un passo, anche se piccolo, in una battaglia complessa e ancora in corso. Affidarsi esclusivamente alle istituzioni finanziarie per assumersi questa responsabilità potrebbe essere come mettere un cerotto su una ferita aperta. La questione in questione richiede un approccio molto più globale che coinvolga più agenzie e la cooperazione internazionale. Lasciare il compito alle istituzioni finanziarie può garantire la conformità, ma difficilmente ostacolerà un gruppo intraprendente e versatile come Hamas.
Pertanto, sebbene l’avvertimento di FinCEN sia importante, non può essere la soluzione definitiva a un problema che fa parte di un arazzo geopolitico molto più ampio. I settori finanziari, infatti, devono essere vigili, ma la domanda incombe: sarà sufficiente a soffocare i finanziamenti di Hamas? È tempo che i governi di tutto il mondo si facciano avanti e affrontino questo problema, estendendosi oltre l’ambito delle transazioni finanziarie per sradicare in primo luogo le cause che alimentano tali organizzazioni.