Mentre il parlamento svizzero si prepara ad avviare un'indagine senza precedenti sul crollo del Credit Suisse, un tempo il secondo istituto bancario più grande del paese, il mondo finanziario è sulle spine.
I risultati di questa indagine potrebbero potenzialmente avere implicazioni di vasta portata per il settore bancario svizzero e non solo.
L'anatomia dell'inchiesta
Una commissione dedicata, composta da 14 membri, è pronta ad approfondire le azioni del governo precedenti e durante il catastrofico crollo del Credit Suisse.
Il team si concentrerà meno sul ruolo della direzione della banca e più sulla condotta di entità statali come il gabinetto svizzero, il ministero delle finanze, la Banca nazionale svizzera e l'autorità di regolamentazione dei mercati finanziari FINMA.
Il mandato dell'indagine non è un procedimento legale, ma i suoi risultati potrebbero informare le azioni legali sulla scia della caduta del Credit Suisse, in particolare se vengono scoperte nuove informazioni o discrepanze.
Di fondamentale importanza è la questione se la FINMA, il ministero delle finanze e la banca centrale non avrebbero dovuto intervenire prima.
In particolare, Credit Suisse era visibilmente in difficoltà da due anni, assediato da scandali e massicci prelievi di clienti verso la fine del 2022. A quali informazioni avevano accesso le autorità?
Quanto è stata disponibile la banca con l'autorità di regolamentazione e quale livello di informazioni ha condiviso con il governo? La banca centrale avrebbe potuto offrire maggiore supporto, magari promettendo liquidità illimitata al Credit Suisse per placare le preoccupazioni dei clienti e arginare l'esodo dei fondi?
Esiti previsti e poteri della commissione
L'indagine, che dovrebbe durare dai 12 ai 18 mesi, culminerà in un rapporto dettagliato che riassumerà i suoi risultati e fornirà raccomandazioni al governo e al parlamento.
Piuttosto che toccare aspetti tecnici come i coefficienti patrimoniali, il rapporto si concentrerà probabilmente sul miglioramento dell'efficacia della FINMA, potenzialmente amplificandone i poteri.
La commissione potrebbe anche considerare di rafforzare i poteri di vigilanza della banca centrale sulle grandi banche, soprattutto alla luce della nuova statura acquisita da UBS: il suo bilancio ora raddoppia le dimensioni dell'economia svizzera.
Tuttavia, poiché la commissione non può legiferare, qualsiasi modifica proposta richiederà l'approvazione parlamentare.
Dotata dell'autorità di accedere ai verbali delle riunioni governative e ad altri documenti riservati, la commissione costituisce il più potente strumento investigativo del parlamento. Tutti i dipendenti del governo, dell'amministrazione federale, dell'autorità di regolamentazione o della banca centrale sono tenuti a partecipare alle audizioni.
Resta da vedere se i dirigenti di Credit Suisse e UBS saranno incaricati di testimoniare, ma a causa della crescente pressione politica e pubblica, la loro presenza è ampiamente prevista.
Logistica dell'indagine
Con un budget di 5 milioni di franchi, la commissione stabilirà il suo ufficio, retribuirà i suoi membri e assumerà esperti e consulenti esterni. Le riunioni della commissione si terranno in privato, senza accesso pubblico o radiotelevisivo.
Eventuali raccomandazioni individuali e la relazione complessiva saranno decise a maggioranza dei voti e successivamente presentate a entrambe le camere del parlamento e poi al governo.
A guidare le indagini sarà Isabelle Chassot del partito centrista Mitte, con Franziska Ryser, deputata del partito dei Verdi, come sua vice.
Il potenziale dell'indagine di fornire alle autorità svizzere un'opportunità per riscattarsi non è sfuggito agli osservatori, sebbene una certa cautela nel evitare che diventi un mero teatro politico.
Indipendentemente dall'esito, l'indagine del Credit Suisse promette di servire da duro promemoria dei pericoli della cattiva gestione finanziaria.